Pulizia dell’Aria e Salvaguardia Ambientale: Il Contributo del Bambù

In Italia, 2.000 ettari di terreno sono dedicati alla coltivazione di una specie gigante di Bambù capace di superare i 20 metri di altezza. Oltre ad essere impiegata nell’edilizia e nell’arredamento, questa pianta offre la possibilità di catturare i gas serra.
Anche parlando di stoviglie monouso il bambù ha una marcia in più, è risaputo che anche le versioni biodegradabili richiedano talvolta decenni per decomporsi, quasi tutte, a differenza del bambù, conosciuto come “acciaio vegetale”. Una nuova gamma sperimentale di piatti, bicchieri e posate, derivata dalla miscela di bambù e canna da zucchero, è stata presentata da un gruppo di ricerca della Northeastern University di Boston sulla rivista internazionale Materials. Pur rappresentando un’alternativa valida, potrebbe risultare meno economica della plastica biodegradabile. Tuttavia, si decompone completamente in meno di due mesi, senza lasciare traccia. Secondo uno studio, la lavorazione di queste stoviglie potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del 97% rispetto alla plastica tradizionale e del 65% rispetto ai modelli bio.
Le straordinarie proprietà del bambù in termini di resistenza e flessibilità sono celebrate da secoli. In Cina, dove questa pianta è spontanea, si estendono quasi 8 milioni di ettari tra foreste e coltivazioni. In Italia, la coltivazione intensiva è ancora agli inizi, concentrata soprattutto nella Pianura Padana. Il bambù gigante, o Phyllostachys bambusoides, può superare i venti metri di altezza in piena maturità.

Attualmente In Italia sono circa 2.000 gli ettari dedicati a questa specie concentrati nella Pianura padana dove è stato messo a punto un protocollo di coltivazione, basato anche su un tipo di irrigazione a goccia e un distanziamento variabile tra le piante, che ne ha favorito l’adattamento alle nostre latitudini. 

Spiega Fabrizio Pecci, presidente del Consorzio Bambù Italia che con circa 900 associati, mira a sfruttare le opportunità ecologiche del bambù, incluso il suo notevole assorbimento di anidride carbonica rispetto agli alberi. Questa caratteristica ecologica potrebbe aprire la strada alla coltivazione del bambù per il sequestro dei gas serra.

Recentemente, il Consorzio ha firmato un accordo con l’Università della Tuscia per valutare le reali capacità del bambù nel sequestrare l’anidride carbonica. Con una crescita rapida (fino a 90 centimetri al giorno per alcune specie) e la capacità di assorbire notevoli quantità di anidride carbonica, il bambù si presenta come un attore chiave nella lotta contro le emissioni di CO₂ in atmosfera. 

Oltre alle applicazioni tradizionali, il bambù viene impiegato nella bonifica ambientale, assorbendo oli e metalli pesanti, e nel recupero di aree a rischio idrogeologico. La sua longevità naturale e la bassa manutenzione lo rendono un alleato prezioso, nonostante le recenti speculazioni sul suo valore economico.

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